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Le voci delle case abbandonate.

Le stufe, come il camino, hanno qualcosa che racconta di più delle altre cose, racconta degli uomini e del loro sedersi vicino a cercare il caldo, a fare un fuoco e addomesticarlo. Il fuoco è casa, è già qualcosa che calma e protegge, non scalda e basta il fuoco, parla e soprattutto ascolta. Lì ho imparato che adesso il fuoco non lo vediamo più, non ci sediamo più vicino al fuoco e, se possiamo appena, il fuoco lo chiudiamo, anche ai camini antichi ci mettiamo un vetro, come se non fossimo più capaci di governarlo il fuoco, avessimo perso i gesti e le parole per addomesticarlo. Lo nascondiamo, il fuoco, come se fosse una cosa brutta da non far vedere e tutto il caldo lo facciamo passare da tubi che ci attraversano la casa. Abbiamo perso il riverbero della fiamma, l’odore di legna bruciata che è capace di volare su in cielo con ogni odore per un albero diverso, il nero del carbone che scrive, la lingua del fuoco che si allunga in alto per leccare il cielo, i suoi mille colori di verde, di rosso e di giallo, i suoi rumori, le voci forti e quelle più sottili; e poi abbiamo perso anche la scintilla e la cenere che quando entra il vento dal camino gira e si posa dappertutto a fare come una benedizione della casa. Abbiamo perso la mattina presto con il freddo, buttare un soffio alla brace ancora rossa e sorprendersi nel vederla ritornare fiamma.

(La voce delle case abbandonate – Mario Ferraguti)

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Se ne vanno.

“Se ne vanno.
Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici.
Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi.
Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente.
Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale.
Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero.
Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato.
Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto, pregi oramai dimenticati.
Se ne vanno senza una carezza, senza che nessuno gli stringesse la mano, senza neanche un ultimo bacio.
Se ne vanno i nonni, memoria storica del nostro Paese, vero patrimonio di tutta l’umanità.
L’Italia intera deve dirvi GRAZIE e accompagnarvi in quest’ultimo viaggio con 60 milioni di carezze.”

(F.Marcellitti)

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La luna piena di Giugno

Come una folata improvvisa di scirocco che volta le pagine del libro della vita, mette un punto e ti rimanda a capoverso, dal bel mezzo di un temporale estivo mi sono ritrovata al suo confine ultimo.

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Diario di Marzo

Io sono la parte invisibile del mio sguardo,

                                                                                            l’entroterra dei miei occhi.

– Franco Arminio –

1 Marzo

Avevano promesso neve quella notte, quella sul ponte fra febbraio e marzo. Lo avevano promesso ed io ancora alle promesse ci credo, nonostante tutto.

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In punta di cuore

Quante lune debbono passare prima di aver certezza del nostro cammino? Quante stagioni dovranno cambiare prima che la vita ci renda saggi? Quanti passi nascondono le nostre gambe prima di arrivare ad una meta da noi sperata?

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L’Aura dei Sogni (Dal 1 Aprile 2017 al 27 luglio 2017)

La sottile armonia degli opposti. (27 luglio 2017)

Cercavamo di rincorrere il Vento ma abbiamo trovato tutto questo cielo ad aspettarci…

Quante parole ho regalato al vento. Sarebbe consolante sapere che il vento le ha trasportate in un luogo in cui vengono custoditi i pensieri, i sentimenti, le intenzioni, ma non ho questa certezza e in questo limitato esistere ho compreso che qui le parole non lasciano il segno, non si fermano.

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Perdonerai il tempo passato e finalmente ammetterai che sei più bella.

Che tutto questo magnifico azzurro
non può restare per sempre dietro alle sbarre
e neppure riassumersi in una scia.
(Foto e parole mie)

Decidere di rimanere per molto tempo senza scrivere, per una donna come me che ama farlo, deve avere sempre una valida motivazione.
C’è un momento in cui hai bisogno di tacere e di leggere, di studiare, di entrare in contatto con quella che è la profondità della tua anima, di metterla in discussione e di capire quali siano le sue pecche, i suoi bisogni ma anche le sue virtù. In questi giorni ho riletto un po’ di questo blog.

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Skyline

Sottotitolo: ~c’é chi la chiama nostalgia di tornare qui~

Le coincidenze costellano la nostra giornata, ci stupiscono, talvolta sconvolgono i nostri piani e ci cambiano la vita, ma ci ostiniamo a ignorarle. Se invece ci fermassimo a riflettere, scopriremmo che tantissimi avvenimenti apparentemente fortuiti sono stati in realtà dei piccoli miracoli.

     ~Deepak Chopra~